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Visualizzazione dei post da settembre, 2019

Giustificazione per fede

Ci fu un tempo in cui era il preside a giustificare le assenze. La frequenza scolastica era obbligatoria; in caso di assenza dell’alunno, il padre doveva dichiarare al preside il motivo, che, se giudicato irrilevante o inattendibile , lasciava l’assenza ingiustificata e l’alunno diventava passibile di sanzione disciplinare. Così recitava il Regio Decreto del 1925, ma da allora molte cose sono cambiate, a partire dall’esautoramento di fatto, se non di diritto, del preside dalla responsabilità di giustificare l’assenza dello studente. È oggi infatti convinzione diffusa che “dichiarazione del genitore” e “giustificazione dell’assenza” siano la stessa cosa, ossia che sia il genitore a decidere se il figlio sia stato validamente assente. Vige il costume di dichiarare l’assenza per “motivi familiari”: ragione opacissima, che il preside del 1925 non avrebbe mai accolto senza chiedere ulteriori elementi di giudizio , che però faticherebbe a ottenere da genitori sempre più inclini a

Friday for Strike

Ogni anno, fra l’autunno e l’inverno, nelle scuole superiori italiane si adempie al rito collettivo della grande assenza, nella forma di manifestazione organizzata sotto una bandiera di protesta per qualcosa che non funziona. Sotto la bandiera stanno anche tutti quelli che alla manifestazione non si vedrebbero mai, perché non ci sono andati proprio, ma la massa è un oggetto che si stima a spanne e di cui non si fa l’appello.  Per molti anni, da insegnante, ho cercato di riflettere con gli studenti su questa curiosa pratica, per cui uno o più giorni l’anno- mai però di sabato pomeriggio o domenica, mai in vicinanza degli scrutini, quando a scuola ci sono le interrogazioni importanti - è preferibile non andare a scuola, ma figurare almeno di stare in un grande movimento che percorre piazze e strade sotto gli sguardi della polizia e quelli curiosi e forse intimoriti dei passanti. Affrontavamo domande semplici: i motivi della protesta sono noti? fondati? è questa un’azione che serve