Li chiamavano “beoti”, come insulto etnico. Il termine è rimasto per dire che qualcuno è un po’ indietro, non capisce le cose al volo e fa anche fatica a seguire un ragionamento.
È rimasto, ma si usa pochino; mi è tornato in mente perché mi hanno raccontato questa storiella vera.
Il Grande Preside Semprevigile ai bisogni dei suoi ragazzi leggeva un giorno Matteo 25, 35 “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare” e deve aver visto l’appello di Cristo incarnato nelle nelle loro fauci spalancate.
Ha fatto un rapido passaggio negli uffici contabili, anche se le pastoie burocratiche alllungano tutti i brodi, e infatti gli hanno detto che bisognava usare il Mepa, quella bestia che ti sfinisce che alla fine ti passa la fame e quasi lo ha preso lo scoramento e è stato tentato di lasciar perdere.
Poi ha incrociato nell’atrio gli occhi grandi di un pelle-e-ossa e un brivido gli è corso nella schiena: “Vuoi vedere che mi muore qui?”. Ma no: era lo spirito della scuola dell’autonomia che si ridestava in lui e lo spronava a raccogliere il guanto della sfida: trattativa diretta ha da essere? Che trattativa diretta sia!
Non c’è un momento da perdere, perché gli adolescenti sono come le cavallette, hanno fame ora, e vogliono essere saziati adesso.
E quindi il Semprevigile prende a trattare direttamente con tutti quelli che, come lui, hanno buona volontà e non stanno nei ceppi del codice dei contratti, che è fatto per gli scambi commerciali, mentre qui si difende il diritto al cibo.
Il Semprevigile trova infine Pierino il Cugino col Camioncino, che garantisce manna a buon mercato per tutti, e qui la trattativa si chiude come un tempo, con l’affidamento del servizio sancito da una bella stretta di mano.
Da allora, ogni mattina Pierino il Cugino col Camioncino sfama i ragazzi del Semprevigile, con una mano dà il pane con l’altra prende le monete, è una cosa miracolosa perché ha una terza mano con cui dà anche il resto ma anche ai miracoli c’è un limite e la quarta mano per battere lo scontrino non ce l’ha, forse non ha nemmeno un registratore di cassa, ma insomma la priorità è la lotta alla fame.
Il contabile della scuola passa di là e resta impressionato dallo sciame di gente: “Preside, ma lo sa che se facevamo le cose in regola dovevamo qualificarci come stazione appaltante? Andranno via cinquecento panini al giorno… per due euro per un anno intero… altro che affidamento diretto!!!”
Dall’altro lato del corridoio, la professoressa di Diritto protesta debolmente che lei, a quei ragazzi lì, insegna che l’articolo 53 della Costituzione dice che tutti devono pagare le imposte. “Tutti, Preside! Anche Pierino il Cugino col Camioncino”.
Ma il beota è là, che si bea di avere abolito la fame e non ascolta. “Ha capito, Preside? Io glielo insegno ai ragazzi, perché i servizi pubblici costano e tutti ce ne dobbiamo far carico, tutti, capisce Preside. Il suo stipendio, Preside, e pure il mio, lo paghiamo tutti insieme, capisce? Pierino però non glielo paga, perché se io ti dò il panino tu mi dai lo scontrino, sennò il Suo stipendio niente, nada, zac!!!”
La guardò stupefatto, ma di cosa parlava? Poi, lentamente, si accasciò. Gli pareva che una quantità di panini, focacce, tranci di pizza gli piovessero tutto attorno; finalmente, una fetta di salame gli si conficcò in gola, togliendogli il respiro.
Mentre lo portavano via, l’evangelista alla guida dell’ambulanza gli spiegava che lui l’aveva scritto bene e adesso bisognava vedere cosa sarebbe successo.
Sentì che estraevano la barella e la poggiavano a terra, tra Cesare e Dio che facevano a testa o croce. “È la moneta del tributo - spiegò l’evangelista - se esce croce, fa il miracolo e te la cavi; se esce testa, ti riporto giù e - e qui allargò le braccia - vai al Pronto Soccorso!”.
“Abbiamo ottimi medici e ottime strutture - pensò, anche se un po' meno vigile - me la caverò anche lì”. “Dipende a chi tocca pagare il servizio di oggi - indovinò il pensiero l’evangelista - la sala operatoria, il personale, le terapie: nelle comunità si fa a turno, per l’interesse di tutti; scorse la lista dei contribuenti dell’ospedale a cui si stavano recando, si fermò: “Ah, ma ecco qui! Puoi stare tranquillo, oggi tocca al tuo amico Pierino il Cugino col Camioncino!”.
p.s., fuori della commedia: “Una singola seduta di chemioterapia per il tumore al polmone costa 12.000 € e ne va fatta una al mese per almeno due anni, arrivando dunque alla spesa di 288.000 €. Un ciclo di terapia per il cancro al pancreas costa 3500 €, e ne va fatto uno ogni quattordici giorni, per un totale di dodici cicli e 42.000 €. Per il cancro al seno, il costo di un trattamento di chemioterapia è di dodici sedute a 29000 € ciascuna, che fanno 34.800 €” (Codice Rosso, pag. 175)
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