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Tema di ordine generale

Non è che noi possiamo dirci del tutto esenti dall’esperienza, anzi. La nostra generazione, almeno di tanto in tanto e magari via via di meno intanto che si salivano i gradini della scolarità, ha conosciuto l’ossimoro del “tema libero”, in cui ognuno scriveva di quel che gli pareva. Restava che, per comporre un tema, un tema occorreva comunque averlo e, assegnato da altri o scovato in proprio, non faceva differenza quanto alla struttura che infine il prodotto doveva mostrare.

Oggi salutiamo dunque i frutti dello sforzo ministeriale nell’Esame di Stato in corso, nella proposizione del discendente diretto del tema libero, il tema di ordine generale, cominciando con il chiederci cosa c’entri l’ordine; ma l’ordine c’entra, perché tema generale non avrebbe senso, perciò frapporre qualcosa che sia almeno evocativo di una sana istanza classificatoria non può che far bene. 
Il tema è poi di ordine generale in quanto non di argomento storico (per questo c’è una traccia dedicata), e generale perché parla di cose ritenute generalmente presenti nel dibattito contemporaneo, come idee, concetti, problemi. O anche perché parla di cose generali, come sarebbero la pace e la guerra, la salute e la malattia, la vita e la morte: classiche di tutti i tempi, senza agganci stretti con circostanze particolari, come sarebbero Pace e guerra nell’opera di Tucidide o Salute e malattia nei documenti prodotti dall’OMS nel sec. XXI, che se uno non conosce Tucidide e l’acronimo OMS manco lo scioglie è chiaro che quel tema non lo può fare.

E questa qui è infatti la chiave: il tema di ordine generale sarebbe per tutti, color che sanno e la gente grossa, ovvero comunque così risulta, che una percentuale sempre significativa di candidati lo predilige, con esiti generalmente disastrosi, generalmente poi smentiti dalla commissione che, usualmente, a dare voti bassi pur meritati si sente in imbarazzo.

Non s’imbarazza invece nessuno della platea che ha accompagnato l’invenzione del tema di ordine generale di quest’anno, da chi lo concepì al ministro che lo scelse, marcando una decisiva svolta rispetto alla tradizione fino, direi, a un ritorno all’antico - alla nostra generazione, appunto, con appena qualche minimo correttivo per aggiornarsi all’epoca.

Se infatti nel 2014, 2015, 2016, il tema di ordine generale presentava una struttura stabile e un saldo impianto etimologico, da quest’anno si è inaugurato il tema senza tema, che lo studente, se vuolepotrà sviluppare secondo linee orientative, con commenti personali che sono facoltativi ma conviene metterli, perché potranno certamente conferire più originalità e maggior completezza (e qua io sarei stata un pochino più prudente, almeno leggerli, i commenti, prima di giudicare) e infine, se ritienepotrà concludere con degli esempi. 

In altri termini, il tema di ordine generale a cui ormai eravamo abituati, strutturato in citazione+consegna (Il candidato rifletta sulla posizione di Renzo Piano (2014), sulla citazione estrapolata dal libro di Malala (2015), sul concetto di confine (2016)) ha lasciato posto alla citazione più lunga di sempre (E. Boncinelli, Per migliorarci serve una mutazione, “Corriere della Sera” 7 agosto 2016), mentre la consegna si è splittata fino a scomparire in una variegata gamma di direzioni possibili, fra cui il candidato liberamente sceglierà quale prendere, riflettendo
  • sul significato di “progresso”, di “civiltà” e sulle reciproche interazioni;
  • sul significato da attribuire a "progresso materiale" e "progresso morale e civile”;
  • sulle ragioni e sulle cause che sono alla base della difficoltà di mettere in pratica "precetti" virtuosi;
  • sulla forza e sulle conseguenze dell’”emulazione"; 
  • sul paradosso rappresentato dalla coesistenza del livello civile della società e della devianza di (taluni) singoli che ne fanno parte.
Sempre se vuole, sia chiaro.

Se invece mettiamo caso non volesse - ipotesi contemplata - quale tema avrebbe dovuto svolgere, gentile autore o signor ministro?

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