Chiedere di partecipare a un concorso per fare l’insegnante nella scuola pubblica.
Scegliere liberamente di sostenerlo in una sede remotissima, tre quattro cinque regioni da attraversare centinaia e centinaia di chilometri. Perché là, dicono le informazioni, ci sono maggiori probabilità, ci sono più posti. Poi, si chiederà il trasferimento.
Sostenere il concorso (o un suo facsimile documentale) per fare l’insegnante nella scuola pubblica e vincerlo.
Presentarsi il primo giorno dell’anno scolastico, effettuare la “presa di servizio”e, immediatamente, darsi da fare per andarsene altrove, più vicino a casa, anche in via temporanea.
Venire accontentati, ripartire immediatamente e che la scuola si arrangi a cercare un supplente, io ho fatto il concorso qui ma mica ci volevo davvero lavorare, in questo posto.
Non venire accontentati, perché a chiedere sono tanti più delle sistemazioni transitorie possibili, pur talvolta assai generose, secondo i frangenti politici.
E ammalarsi, certo di nostalgia, quasi ancor prima di avere il tempo di sentirla.
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