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Circolare, circolare!

C’era una volta nelle scuole il librone delle circolari, che non si sapeva mai chi le avesse lette perché, nonostante ognuna fosse corredata di un foglio per la raccolta delle firme, non capitava mai che gli insegnanti firmassero tutti! In orgogliosa autonomia, e con un certo fastidio che la categoria avverte da sempre per ciò che considera “burocratico”, non pochi ritenevano sufficiente avere acquisito l’informazione, e tiravano dritti.
Perciò, ogni volta che c’era la necessità di essere certi che una circolare fosse stata effettivamente, quanto meno, adocchiata da tutti gli interessati, l’unica via era farla passare fisicamente di classe in classe, affidata alle mani del bidello, che non se ne andava se non dopo avere raccolto l’autografo del destinatario. 
Alcuni insegnanti si irritavano di venire interrotti mentre svolgevano la loro lezione e qualcuno pregava il bidello di ripassare in un altro momento. Ma sbagliavano, precisa, ora per allora, la CGIL Scuola di Vicenza: poiché erano in orario di servizio, potevano essere disturbati dalle comunicazioni del dirigente.

Il sindacato, con solerte nota, richiama i dirigenti scolastici che oggi affidano al canale velocissimo di Internet le comunicazioni per il personale - ma, si noti, la CGIL non demonizza strumenti che essa stessa usa per comunicare, a esempio, la nota medesima alle scuole. Il problema è che questi dirigenti pretendono pure che le comunicazioni vengano lette, il che è chiaramente lesivo di una libertà fondamentale costituzionalmente protetta.

Scomodare i diritti inviolabili dell’uomo per un sms che avvisa del cambio dell’ora di una riunione potrebbe risultare forse un po’ eccessivo, per esempio, a qualche bambino soldato, o a qualche donna infibulata, o all'avversario politico torturato e messo a morte.... ma, fortunati loro, questi non lavorano nella scuola italiana e, la nota della CGIL, nemmeno la conoscono. 

La quale CGIL ribatterà che il problema non sono le comunicazioni in sé, ma il loro eccesso - senza però osare di sbilanciarsi azzardando, non dico un numero, ma neanche un ordine di grandezza di questa soverchia e certamente fastidiosa mole.

Ci pensa allora la stampa a scendere sul terreno e cercarne la consistenza oggettiva, tanto da scovare una scuola - che la nota non l’ha manco ricevuta, perché non sta in provincia di Vicenza - ma appare tuttavia idonea a meritarne lo stigma. 

Il giornalista trova infatti che sono state prodotte 725 circolari in un anno scolastico: tace il fatto che si tratta di un istituto di oltre 1800 studenti con dodici indirizzi e, soprattutto, che l’unica persona che ha visto con i suoi propri occhi tutte le 725 circolari è il dirigente scolastico, che le ha lette corrette firmate e, quasi tutte, scritte, destinandone alcune ai coordinatori di classe, altre ai genitori delle prime, una agli studenti scelti per partecipare a una gara… e qualcuna, in effetti, a tutti i docenti: purtroppo non sappiamo quante, perché chi va a far le pulci avrebbe pure il dovere di spulciare, ma questo è un lavoro che richiede tempo e pazienza e magari, alla fine, non dà neppure soddisfazione.
Già il calcolo fatto a spanne, sbagliato, sul lordo ne conta “più di due al giorno”. Come facciano più di due comunicazioni al giorno - che è anche un modo di dire “meno di tre” - a costituire un’irruzione scandalosa nella vita privata delle persone, si spiega solo in due modi: con un malfunzionamento grave del server di posta, che le rilancia “a tutte le ore della giornata, comprese quelle serali e persino nei giorni festivi”, o con l’immagine del docente di scuola pubblica che meno giova alla reputazione sociale della categoria, quello cioè che, come rassicura la CGIL, non è tenuto alla reperibilità e non può essere obbligato a controllare e tanto meno a rispondere a più di due e meno di tre eventuali messaggi di lavoro al giorno del proprio dirigente scolastico fuori dall’orario di servizio.

Dunque, per avere certezza che le comunicazioni giungano a buon fine, si ritorni alla lettura in classe, durante le ore di lezione, con lo squillo della notifica al posto del bidello che bussa. 

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