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Guardare altrove

Sciamano a fine mattinata dai cancelli di tutte le scuole d’Italia, in sella alle biciclette o facendo lo slalom tra i bus parcheggiati e le auto; attraversano la strada ora sulle strisce ora no, chiacchierando, ascoltando messaggi vocali, scrivendo sul telefonino. Sono le centinaia di migliaia di bambini e ragazzi in stato di abbandono, di cui il nostro Paese è pieno e nessuno si cura, forse perché nessuno lo sa. Arrivano a casa sani e salvi perché, a dispetto di tutti i timori, la fortuna è generosa nell’accompagnare il nostro agire, pure quando è temerario.
In questi giorni, l’esito di un rarissimo caso contrario agita le scuole e le cronache. Nel 2003, un ragazzino di undici anni, uno fra le centinaia di migliaia che tutti i 200 giorni di tutti gli anni scolastici escono dai confini della scuola sulle pubbliche vie d’Italia, muore investito da un autobus. Il giudice del processo penale ne ritiene responsabili tutti gli adulti, presenti e assenti, in qualche modo affidatari del minore in quell’intorno di tempo: dal docente dell’ultima ora al dirigente scolastico all’autista del pulmino. Il motivo? Finite le lezioni, l’alunno, come tutti i suoi compagni, era stato libero di andare via anziché affidato a un adulto maggiorenne che ne assumesse la custodia - il genitore, un suo delegato, l’autista dell’autobus.
Perché la legge italiana non ammette che un minore non sia accompagnato da un maggiorenne, che attivamente ne tuteli l’incolumità propria e verso terzi, agendo prontamente a stornare qualunque pericolo. Non lo ammette, anche se poi, in genere, se ne dimentica: se un minore viene investito mentre torna a casa dopo essere stato a trovare un amico, non sarà chiamato a risponderne altri che l’investitore, non i genitori del ragazzino, che forse neppure sapevano dov’era, non quelli del suo compagno, che magari neanche erano al corrente della sua presenza in casa loro. 
Insegnanti e dirigenti si fanno allarmare dal rarissimo caso eventuale e si distraggono per un po’ dalla consapevolezza del frequentissimo rischio quotidiano, quando ai cambi d’ora migliaia di studenti sono lasciati soli nelle loro aule, dentro l’edificio scolastico, dove non c’è dubbio alcuno che la responsabilità sia in capo a chi dovrebbe stare dove non è, perché si sta spostando da una classe all’altra. 
E se al rischio remotissimo si pone pesante rimedio costringendo tutti i genitori a venirsi a prendere i figli al termine delle lezioni, per quello frequente e attuale non c’è che la generosità della fortuna…

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