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Memorie dal concorso docenti 2)

Ma, oggi, è la volta buona, i candidati sono tutti veri.

Alle sette del mattino, mi accorgo che non sono ancora pronti gli elenchi dei candidati da affiggere all’esterno dell’edificio e mi dò a colla e forbici per snaturare un “elenco presenti” dai dati troppo personali - codici fiscali, date di nascita - e di quel che resta produco una scarna lista alfabetica di nomi possibilmente omonimi. Accolgo i primi candidati al cancello, mi faccio aiutare nell’affissione e intanto spiego la logistica delle aule - due a piano terra e una al terzo (sede centrale), una terza a piano terra, secondo plesso. Controllate l’elenco, vi prego, che è il primo filtro - capiti mai qualcuno che ha sbagliato sede. Mi distoglie l’angelo custode della giornata: Sei una dirigente troppo operaia, vieni via.

Spartiti i candidati nei pressi dei luoghi di destinazione, passo per ciascun gruppo spiegando che l’Istituto non assume la custodia dei beni. L’informazione desta grandissima sorpresa. Sembra loro del tutto scontato che - visto che il regolamento del concorso vieta di introdurre in aula cellulari, smartwatch e così via - l’Istituto che ha reso disponibili i suoi locali e curato l’intera organizzazione della prova - e io l’ho fatto volentieri, è Stato al servizio dello Stato -debba occuparsi pure delle cose che ognuno ha stabilito di portarsi al seguito. Come fossimo un hotel a cinque stelle, ovvero una baby sitter personale. 

Spiego dunque che, se ritengono, potranno portare le borse in aula, ma non sarà consentito tenere nei pressi della postazione informatica alcun contenitore - dalle borse agli astucci. Nel laboratorio “A” una signora s’inalbera, che lei viene da fuori regione e in borsa ha cose importanti e, se non le custodiamo noi, lei se le terrà sulle ginocchia. Siccome i candidati di oggi sono di Scienze giuridiche, sarebbe da farci un quesito della prova: La tua regola e il mio diritto, che qui oggi s’interpreta come: Tu hai fatto la regola, ma io faccio come cazzo mi pare perché non la condivido.

Due candidati nel laboratorio “B” chiedono l’inserimento a verbale della dichiarazione: La commissione non si è ancora insediata e non sono state approvate le griglie di valutazione. Si tratta di una richiesta strumentale, sindacalmente ispirata a sostegno di futuri ricorsi di candidati bocciati; rispondo che il verbale non ospiterà che ciò che ha attinenza con il concreto svolgersi della prova nella nostra sede. Protestano che I comitati di vigilanza di tutt’Italia hanno accolto questa richiesta!
Ci credo, c’è un’attitudine assai umana che ha nome “amore per il quieto vivere”. Io, però, vivo inquieta da sempre e perciò la notizia non mi turba affatto. L’angelo custode interviene di nuovo a dirmi di non far nulla che possa essere interpretato come “agitare i candidati”, di dire che ho preso nota, di allontanarmi.
Faccio perfino di più: assumo informazioni da chi gestisce il concorso. La commissione si è regolarmente insediata ieri presso l’Istituto X e tu concentrati sul concorso e non sulle c…te. Torno a riferire in italiano forbito, poi giro sui tacchi e fingo di sentire che mi stanno chiamando: Scusi, e poi? Poi, tuttavia, nel laboratorio “B” filerà tutto liscio. 

Entro nel laboratorio “C”, dove il nostro tecnico sta spiegando perché le bottiglie d’acqua non possono essere tenute nemmeno esse in vicinanza delle postazioni: sono apparecchiature elettriche, si rischia la scossa e di danneggiare lo strumento della prova. Se volete bere, vi alzate e raggiungete le borse che avete messo nell’angolo. Sollevazione generale. Una tizia: Colleghi! Meno male, mi rallegro. Non succede mai che qualcuno richiami i colleghi per richiamarli alle cose serie. Infatti, non succede mai, ero io a aver capito male: i colleghi a cui si rivolge la signora siamo noi: comitato di vigilanza e assistenti d’aula. Voi pedissequamente seguite le indicazioni che vi vengono date, ma bisogna essere ragionevoli, noi non siamo mica studenti! Poi sembra pigliare il volo: La barra del tempo inesorabilmente arretra - ma parla solo del contaminuti che scorre in alto sulla schermata - e voi ci imponete di perdere il tempo prezioso per farci alzare e andare a bere nell’angolo

La prova dura 150 minuti. 

A pochi minuti dalla chiusura delle operazioni, l’assistente d’aula del laboratorio “A” mi informa che anche qui alcuni candidati chiedono di inserire a verbale la dichiarazione che non sono state deliberate le griglie di valutazione. Li raggiungo e di nuovo spiego che noi dobbiamo stendere un verbale d’aula e di sede e non sarà verbalizzato nulla che non sia pertinenti lo svolgimento della prova. Penso che questi chiedono di entrare nella Pubblica Amministrazione e hanno già la spada sguainata contro. Penso che io gente così a scuola non ce la voglio, attaccabrighe o solo diffidenti che siano, impegnati a accaparrarsi ipotetiche irregolarità per cercare di ottenere con la forza il posto che potrebbero non ottenere per diritto.

La signora bionda non fa una piega, estrae il telefono dalla tasca dell’impermeabile e chiama i carabinieri.

I carabinieri ci mettono un po’ a arrivare. Mi avvisa la portineria e esco a accoglierli, ma vengo gelidamente respinta, perché prima devono essere sentiti i querelanti.
Quando tocca a me, mi viene chiesto cosa sia accaduto. Riferisco brevemente la faccenda del verbale. E poi? 
- E poi cosa?
Vengo così a sapere che quattro aspiranti docenti, classe di concorso di Scienze giuridiche, hanno dichiarato che è loro stato impedito di bere e andare in bagno.
Un carabiniere mi chiede il bando di concorso perché lo deve leggere - io non l’ho fatto che per la parte che ci riguardava: se si deve partire da così lontano, si andrà per le lunghe.
Saranno infatti convocate, in varie caserme d’Italia - nei rispettivi luoghi di residenza -, le persone informate sui fatti: il Comitato di vigilanza, i docenti incaricati della sorveglianza, tutti i candidati presenti da ovunque siano venuti e perciò ovunque si trovino. Un mare di lavoro buttato per verificare se abbiamo violato i diritti umani di chi è arrivato avendo in mente che voleva ottenere qualcosa a tutti i costi

Confido perciò che la Divina Provvidenza, che tutto sa, compresi i nomi dei quattro farabutti ben celati dentro buste anonime, abbia ispirato come si deve i correttori delle loro prove.

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