Come può uno studente modesto fare una prova di italiano all’Esame di Stato che si possa definire adeguata?
Era arduo il compito affidato alla task force capitanata da Luca Serianni, insediata dal ministro Fedeli nell’ormai lontano luglio 2016.
Il gruppo ha lavorato con impietosa coscienza dello stato di fatto: dopo tredici anni di scuola, gli studenti italiani chiamati a redigere una composizione senza altro vincolo che un titolo assegnato non sono, nella generalità, in grado di produrre un testo che possa essere giudicato “sufficiente”.
Incapaci, per lo più, di comprendere testi già solo moderatamente complessi, incapaci di costruire ragionamenti correttamente articolati sul piano logico/argomentativo, dotati di un patrimonio lessicale insufficiente a esprimere con precisione la sintesi di quanto letto/ascoltato o solo pensato, incapaci di esprimere adeguatamente - in modo socialmente comprensibile - il proprio sentire o la propria opinione.
I ragazzi italiani, in breve, sono in difficoltà grave con la competenza in quella che per la maggior parte di essi è la madrelingua.
La scuola porta una responsabilità enorme in questo disastro, per l’abitudine a svolgere migliaia di ore di lezione in modalità esclusivamente frontale, in cui parla solo il docente, e un’immensità di verifiche scritte a risposta chiusa o, se aperta, tale che a venire valutato è solo il “contenuto” (“Se dovessi considerare anche gli errori di italiano, dovrei dare una valanga di voti insufficienti. E poi cosa c’entra la chimica con l’italiano?”).
Era arduo il compito, ma è stato eseguito con scrupolo e ha prodotto un esito eccellente, rappresentato dal Documento di lavoro consegnato al Ministro per gli estensori delle future - e ormai prossime - prove d’esame. Raccomanda di tracciare puntualmente il percorso che lo studente deve seguire, di accompagnarlo passo a passo, quasi per mano, pretendendo che siano chiari e comprensibili la consegna, il tipo di testo da produrre, il tema da sviluppare. Il compito principale degli estensori, cioè, è fare in modo che lo studente non esca dal binario, sul quale ha da riuscire a stare coi mezzi che ha.
E questo è semplicemente giusto, visto che l’Esame di Stato non è selettivo: una volta che lo studente sia stato ammesso dal suo Consiglio di Classe, non ha che da esser presente a tutto il rituale della liturgia: lo 0,4 % dei bocciati sono casi disperati che il Consiglio ha mandato allo sbaraglio perché, non si sa mai, magari la scampano nonostante tutto - quel che infatti per lo più accade.
E se all’esame vengono ammessi studenti non allenati alla parola, dall’architettura del pensiero (che, se non è montato bene, tutto nella costruzione rovina) alla ricchezza dello sfumato linguistico, solo per miracolo potrebbe accadere che alla commissione venisse consegnato un elaborato pertinente rispetto alla traccia, coeso e coerente, sviluppato in modo ordinato, corretto e articolato nelle conoscenze e nei riferimenti culturali, in cui compaiono giudizi critici e valutazioni personali - come richiesto.
Ben venga dunque il costume di fornire un testo d’appoggio e non dare titoli ma scalette, specificando quali operazioni di analisi e interpretazione del testo si richiedono, quale operazione di riscrittura (sintesi o altro), le indicazioni di massima circa la lunghezza, l’articolazione, l’ordine nell’esposizione di argomenti e controargomenti a sostegno o a confutazione delle tesi sostenute nel testo d’appoggio….
Ben venga la consegna chiara, articolata e puntuale, la forma del testo da creare precisa e comprensibile per lo studente, il tema ben focalizzato e accompagnato da alcune essenziali raccomandazioni circa il suo sviluppo.
Arriva dunque il giorno della prima simulazione nazionale. Agli studenti viene proposta Patria di Giovanni Pascoli e l’invito:
Cerca di individuare con quali soluzioni metriche e espressive il poeta ottiene il risultato di trasfigurare la natura, che diventa specchio del suo sentire.
Immagino migliaia di occhi sgranati davanti a una domanda che alzi la mano chi la sa senza avere imparato a memoria: ma non si voleva aiutarli a cavarsela dignitosamente?
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