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All'impronta!

I miei colleghi sono indignati perché la Camera dei Deputati, un paio di giorni fa, ha approvato il disegno di legge cosiddetto “Concretezza” che, fra le altre cose, renderà "più trasparente la presenza in servizio dei dirigenti scolastici" tramite lettura delle impronte digitali. 
Sono giustamente indignati perché, in questi ultimi anni, particolarmente per via del proliferare delle reggenze, i dirigenti scolastici girano come trottole da un plesso all’altro e si assiste al paradosso che, se qualcuno li cerca in uno qualsiasi dei loro posti di lavoro, per lo più non ce li trova, pur essendo essi certamente al lavoro da qualche altra parte. 
Ci si può imbattere in un preside negli uffici scolastici, in quelli del Comune, della Provincia, della Regione, delle ASL, nei Tribunali davanti al giudice del lavoro in rappresentanza dell’Amministrazione, in sale qualsiasi in cui si svolgono conferenze di servizio e talvolta iniziative di formazione organizzate in proprio per far fronte a nuovi adempimenti; se ne possono trovare nelle aziende per accordi di scuola/lavoro, in grandi alberghi a organizzare convention per conto del Ministero, nelle commissioni di concorso per il reclutamento del personale, in altre scuole per riunioni di rete e altre cose ancora che li vedono fuori sede ma non fuori servizio, rendendo la procedura “scarica l’app e metti il dito se vuoi entrare in ufficio” ridicola perché inutile rispetto allo scopo che si prefigge. 
(Si dice sottovoce, ma i presidi anche a casa propria studiano, scrivono, correggono documenti... insomma, altro che impronte, ci voleva il braccialetto elettronico o un microchip sottopelle).
Accadrà dunque che sosterremo l'economia comprando e facendo installare a una o più aziende in 7.000 istituzioni scolastiche moltiplicato per X plessi dispositivi hardware e software che non dimostreranno nulla, di fatto perché il dispositivo è fisso e il dirigente mobile e di diritto perché già lo prevede il medesimo articolo della legge: “I dirigenti … adeguano la propria prestazione lavorativa nella sede di lavoro alle esigenze dell’organizzazione e dell’incarico dirigenziale svolto, nonché a quelle connesse con la corretta gestione e il necessario coordinamento delle risorse umane”, come a dire che il loro lavoro non è ancorato alla scrivania.
Si dà il caso che qualcuno avesse provato a spiegare ai deputati che questa delle impronte non è niente altro che una costosa e inefficiente stupidata (Gabriele Toccafondi, già sottosegretario all’Istruzione, Gruppo misto), ma l’emendamento è stato bocciato con 248 voti contrari e 206 favorevoli.
Hanno ragione da vendere i miei colleghi e io sono d’accordo con loro, ma il mio vero cruccio è: a cosa pensavano i 248 deputati al momento del voto? 

Commenti

  1. Ai parlamentari chiederei anche perché non pensano alla giusta retribuzione di un lavoro complesso come quello descritto in questo post. Perché non pensano a quanto sarebbe giusto riconoscere le missione fuori sede ai dirigenti che hanno la reggenza. Perché non si occupano del pagamento del secondo stipendio, quello della seconda sede in cui i dirigenti con reggenza fanno il doppio lavoro: che per legge non potrebbero fare, ma che viene imposto loro con forza di legge. Di questa manifesta incoerenza non si fa cenno in alcun emendamento messo ai voti, se non sbaglio.

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